Al genere Procnias appartengono in totale quattro specie di uccelli passeriformi neotropicali (ovvero del Centro e Sud America), che vengono chiamati comunemente “uccelli campanari”: il campanaro bianco (Procnias albus), il campanaro dalle tre caruncole (Procnias tricarunculatus), il campanaro barbuto (Procnias averano), e il campanaro golanuda (Procnias nudicollis).
Il nome scientifico Procnias deriva dalla principessa atenea Procne, che venne trasformata in una rondine, forse in riferimento alla grande apertura del becco di questi uccelli, molto largo alla base, in somiglianza proprio a quello delle rondini. Fonte
Vediamo ora la classificazione tassonomica di questo genere:
Aves -> Passeriformes -> Cotingidae -> Procnias
La distribuzione geografica di ognuna delle quattro specie non è molto ampia, e per questo motivo due delle quattro specie sono minacciate, sia dalla deforestazione, sia dalla cattura illegale per tenerli come uccelli ornamentali (uccelli ornamentali “spaccatimpani”, dopo capirete…).
Vediamo ora qualche foto e info delle quattro specie.
Campanaro bianco (Procnias albus): il campanaro bianco maschio raggiunge i 28 cm di lunghezza e i 220 grammi di peso, la femmina è più piccola. Il maschio è inconfondibile, uno dei pochissimi uccelli non di mare completamente bianchi. Dal becco gli penzola una specie di proboscide carnosa, con protuberanze bianche, che può raggiungere anche i 10 cm di lunghezza. Viene usata come segno di riconoscimento tra individui e per attirare le femmine nella stagione riproduttiva. La femmina è invece marrone-verde e maculata sul petto, meno appariscente del maschio e senza proboscide, ovviamente per poter covare le uova senza essere individuata dai predatori.


Campanaro dalle tre caruncole (Procnias tricarunculatus): il maschio raggiunge i 33 cm di lunghezza e i 220 grammi di peso, la femmina è più piccola. Ancora una volta, il maschio di questa specie è inconfondibile, con testa bianca, corpo marrone, e tre proboscidi che partono dal becco, due laterali e una centrale. Ognuna di esse può raggiungere il 30% della lunghezza del volatile. La femmina è meno appariscente, senza proboscidi e di un colore giallo verde mimetico.


Campanaro barbuto (Procnias averano): il maschio è lungo circa 28 cm e pesa sui 180 grammi, la femmina è leggermente più piccola. Il maschio ha la testa marrone, le ali nere, e il resto del corpo bianco, e sulla sulla ha una specie di barba costituita da tante piccole proboscidi nere e carnose, da cui il nome “barbuto”. La femmina è molto simile a quella delle altre specie, giallo-verdognola e senza gli ornamenti tipici dei maschi.


Campanaro golanuda (Procnias nudicollis): il maschio è lungo circa 27 cm e pesa circa 185 grammi, la femmina è più piccola. Il maschio è un uccello inconfondibile, tutto bianco eccetto la gola e una parte della testa, che sono invece nude (senza piume) e di un colore verde-azzurro molto caratteristico. E’ l’unica delle quattro specie il cui maschio non è dotato di protuberanze carnose. La femmina, ancora una volta, è invece meno appariscente, di un colore giallo-verde e maculata, con la gola scura.


Le femmine di tutte e quattro le specie sono molto simili e spesso difficili da distinguere. Sono inoltre molto schive e restano nascoste nella vegetazione. I maschi invece, specialmente nella stagione riproduttiva, sono molto più “spavaldi”. Cercano infatti dei posatoi alti, magari su rami morti al di sopra della linea degli alberi, e si cimentano nei loro potentissimi richiami riproduttivi.
Ed è proprio questa la caratteristica peculiare e sorprendente dei campanari maschi: i decibel! Le loro “canzoni d’amore” sono delle grida metalliche (quasi fantascientifiche, oserei dire) che da breve distanza possono causare danni permanenti al nostro udito. Il campanaro bianco (maschio) è senza dubbio quello più rumoroso dei quattro: con i suoi 125,4 decibel da 1 metro di distanza, si è guadagnato il titolo di uccello più rumoroso al mondo! E’ inoltre il quarto animale più rumoroso al mondo dopo il gambero pistolero (200 decibel), la balenottera azzurra (188 decibel), e il pipistrello pescatore maggiore (140 decibel). Fonte
Per vostra info e curiosità, questa è la scala decibel, con relativo pericolo acustico:
Il campanaro bianco (125 dB) si trova tra la sirena della polizia e il motore a reazione!
Inoltre si è visto che più la femmina è vicina e più il maschio aumenta il volume, cosa mai riscontrata in nessun altro uccello. La femmina deve però stare attenta a non avvicinarsi troppo, altrimenti subirebbe danni all’udito permanenti anche lei. I maschi hanno una siringe (il corrispettivo aviano delle nostre corde vocali) particolarmente sviluppata, e prima di emettere il loro richiamo inghiottono aria per “caricarsi”, e poi spalancano la bocca quasi fino a 120 gradi di apertura. Fonte
Il campanaro golanuda, conosciuto dai locali come “Araponga”, ha un richiamo acuto ed estremamente potente, che ricorda il rumore che fa un martello che colpisce l’incudine. Infatti a volte viene chiamato anche “uccello fabbro”. Non riesco proprio a comprendere quelle persone che catturano questi uccelli per tenerli in cattività come uccelli da canto, dal momento che ti distruggono i timpani in poco tempo. Forse sono autolesionisti! Inoltre, volume a parte, non si può certo dire che il loro canto sia melodioso e piacevole, anzi…
Il nome comune di uccelli campanari (bellbird, in inglese), deriva proprio dal timbro metallico e dal volume dei loro richiami.
Ma passiamo alla pratica, e sentiamo il richiamo del campanaro bianco:
E questo è il richiamo del campanaro golanuda, detto Araponga, ma attenzione! Non alzate troppo il volume delle cuffie o delle casse, altrimenti diventa davvero fastidioso!
Ecco invece il richiamo del campanaro barbuto:
E infine quello del campanaro dalle tre caruncole:
Incredibili, non trovate?
Questi uccelli abbastanza insoliti vivono in foreste tropicali non molto accessibili, e purtroppo la loro biologia non è ancora conosciuta al 100%. Spero vivamente che non si estinguano prima di poterli studiare come si deve.
A presto e grazie della lettura!
Un pensiero riguardo “Due parole sul genere Procnias”