Due parole sul genere Goura

Eccoci ancora una volta con un post della serie “Due parole…”, dal momento che le 4 specie appartenenti al genere Goura non sono ancora state studiate dagli ornitologi in modo approfondito, soprattutto nel loro habitat naturale. Al genere Goura appartengono quattro specie di gura, dette anche “colombe coronate”, per via dell’enorme cresta che hanno sulla testa. Le quattro specie sono quindi: la gura occidentale (Goura cristata), la gura meridionale (Goura scheepmakeri), la gura di Sclater (Goura sclaterii), e la gura di Vittoria (Goura victoria). Le gure sono i più grossi rappresentanti dell’ordine dei columbiformi, e sono a tutti gli effetti dei grossi piccioni (o colombe), potendo raggiungere gli 80 cm di lunghezza e i 3,5 kg di peso (la gura di Vittoria, leggermente più grande delle altre tre specie di gura). Il nome Goura deriva dal nome aborigeno di questi uccelli.

Vediamo ora la loro classificazione tassonomica:

Aves -> Columbiformes -> Columbidae -> Goura

Nonostante siano dei piccioni, le gure sono piccioni senza dubbio insoliti, avendo uno stile di vita più simile a quello di un tacchino. Sono infatti uccelli prevalentemente terricoli, che vagano nel sottobosco alla ricerca di cibo, soprattutto frutta caduta dagli alberi delle foreste tropicali in cui vivono. Tutte le gure sono originarie delle foreste della Nuova Guinea e delle isole limitrofe.

Le quattro specie sono estremamente simili, tanto che sono stati necessari studi genetici per certificarne l’effettiva suddivisione nelle quattro specie diverse ormai comunemente accettate. Sono tutti uccelli prevalentemente blu/azzurri con aree rosse/bordeaux, con iride rosso fuoco, dotati di una lunga coda, ali corte e arrotondate, e una corporatura massiccia, ovviamente senza contare l’impressionante cresta sulla testa.

Ecco la gura di Vittoria:

Notare le strane penne alari azzurro chiaro con estremità bordeaux che, ad ali chiuse, spuntano dalle con una strana angolazione rispetto alle altre penne (prima foto). L’angolazione di tali penne diventa normale ad ali aperte.

Ecco la gura occidentale:

Ecco la gura di Sclater:

Ed ecco infine la gura meridionale:

Come vedete sono tutte specie veramente molto simili, distinguibili a fatica. Tuttavia, la gura di Vittoria (chiamata così in onore della regina Vittoria) ha una cresta un po’ diversa da quella delle altre tre specie, con barbule meno lunghe e meno sfilacciate, e con l’estremità delle piume nera e bianca. Non so se si capisce dalle foto, ma la cresta è schiacciata lateralmente. Lo vedrete meglio nei video.

Come accennavo prima, le gure sono uccelli terricoli che pascolano nel sottobosco. Hanno zampe forti e adatte a correre e a razzolare nel terreno, mentre le ali piuttosto corte e arrotondate, seppur forti, non vengono usate molto spesso. Questi uccelli volano soltanto per fuggire da un pericolo improvviso oppure per raggiungere i rami degli alberi a 3-5 metri d’altezza dove sono soliti dormire o riposare, e dove anche costruiscono il loro nido. Quando decollano le loro ali fanno molto rumore.

Una gura di Sclater in volo Fonte
Una gura di Sclater che si sgranchisce le ali Fonte

Anche se preferiscono nutrirsi di frutti caduti dagli alberi, non disdegnano semi e piccoli invertebrati.

I sessi sono praticamente indistinguibili, anche se il maschio è leggermente più grosso della femmina ed è quello dei due che emette i tipici richiami di corteggiamento. Come quasi tutti i columbiformi, anche le gure emettono richiami molto bassi e che entrano parzialmente nel campo degli infrasuoni.

Ecco delle gure di Vittoria in cattività. Notare la tipica andatura con la coda ondeggiante:

Ecco un maschio di gura di Vittoria in un parco zoologico che emette il suo bassissimo richiamo “tubante” di fronte alla videocamera. Notate poi la forma della cresta:

Nota: questa gura ha il becco leggermente storto, ma ovviamente non sono tutte così!

Parlando della riproduzione, la femmina depone un singolo uovo, che cova assieme al maschio per circa 28-30 giorni. Il pullo nasce inetto, come in tutti i columbiformi, e resta nel nido per circa un altro mese. Poi lascia il nido ma viene nutrito dai genitori ancora per circa 13 settimane, in cattività, perché non abbiamo ancora alcun riscontro nel loro habitat naturale.

Una gura di Vittoria adulta con piccolo nel nido Fonte

Ecco un pullo di gura di Vittoria in cattività che viene nutrito manualmente con siringa:

Come per tutti i columbiformi, anche i pulli delle gure vengono alimentati dai genitori con il cosiddetto “latte di piccione”, una sostanza altamente proteica e molto grassa prodotta dal loro gozzo, e se si vuole alimentarli artificialmente bisogna creare un succedaneo quanto più simile possibile a quello dei genitori biologici.

Le gure sono uccelli sociali che si muovono in gruppi di 5-10 individui, e sono anche abbastanza pacifici, dal momento che tra i maschi anche durante la stagione riproduttiva non ci sono mai scontri fisici significativi.

Questi bellissimi uccelli sono purtroppo in declino, sia a causa della deforestazione, sia a causa della caccia, ancora diffusa, con lo scopo di usare le loro piume e penne come ornamenti e la loro carne come cibo. Tuttavia, e per fortuna, le gure sono uccelli molto diffusi in parchi zoologici e allevamenti privati, dove si riproducono facilmente, e questo un giorno potrebbe salvarle dall’estinzione. Sono comunque uccelli molto costosi, e le cifre partono dai 3.500€ per arrivare fino ai 14.000€ per singolo esemplare, ovviamente per uccelli nati e cresciuti in cattività.

Purtroppo, come dicevo all’inizio, la biologia di questi uccelli non è stata ancora studiata in modo approfondito ma, per quanto mi riguarda, vale la pena parlare anche e soprattutto di queste specie poco conosciute al grande pubblico, proprio per cercare di trasmettere e far apprezzare sempre di più l’importanza e la straordinaria bellezza della biodiversità di questo pianeta.

A presto e grazie della lettura!

Fonte 1 Fonte 2 Fonte 3 Fonte 4 Fonte 5

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