Con il genere Casuarius si identificano tre specie di grossi uccelli non volatori, originari delle foreste tropicali della Nuova Guinea, dell’Australia settentrionale, e delle isole limitrofe, facenti parte dell’ordine dei Casuariformi. Le tre specie sono: il casuario meridionale (Casuarius casuarius), il casuario settentrionale (Casuarius unappendiculatus), e il casuario di Bennet (Casuarius bennetti).
Eccoli nello stesso ordine, da sinistra a destra:
Questi uccelli, vagamente simili a struzzi ed emù, come questi ultimi sono classificati come ratiti, ovvero uccelli atteri (non volatori) senza lo sterno carenato tipico degli uccelli volatori.
Vediamo quindi la loro classificazione tassonomica:
Aves -> Casuariiformes -> Casuariidae -> Casuarius.
Assieme a struzzi, emù, nandù, tinami, e kiwi, i casuari fanno parte dell’infraclasse dei Paleognati, ovvero “vecchie mascelle”, per via della particolare struttura delle ossa del loro palato, considerata più primitiva e “rettiliana”. Tutti gli altri uccelli sono invece dei Neognati, che significa appunto “nuove mascelle”.
I casuari sono animali grossi e potenti, dall’aria minacciosa. Nonostante vengano a volte definiti dei “moderni dinosauri”, in realtà non si sono evoluti prima degli altri uccelli, ma anzi la loro evoluzione è più recente rispetto al ramo evolutivo che ha originato i moderni Anseriformi (anatre, oche, cigni, ecc) e Galliformi (galline, tacchini, fagiani, pernici, quaglie, pavoni, ecc), i più “antichi” tra tutti gli uccelli.
Nota: non dimentichiamo il fatto che i cosiddetti “fossili viventi” non esistono! Tutti gli esseri viventi oggi esistenti hanno comunque seguito il loro percorso evolutivo e il loro DNA è inevitabilmente moderno.
Detto questo, i casuari sono uccelli prevalentemente neri, ricoperti da un folto strato di piume filamentose che sembrano quasi una pelliccia (similmente ai pinguini). Le loro ali sono minuscole e quasi invisibili, e sono considerate vestigiali, ovvero un residuo evolutivo ormai totalmente inutile e non funzionale. La coda è totalmente inesistente, così come la ghiandola uropigiale. La parte superiore è molto importante, con il collo glabro blu e rosso o arancio, e con una specie di casco cheratinoso sulla testa, che si pensa abbia varie funzioni, che dopo approfondiremo. Le zampe sono potenti, e sono dotate di tre dita, e il dito più interno è dotato di un artiglio micidiale lungo fino a 12,5 cm nella specie più grande, ovvero il casuario meridionale (foto sotto). Le femmine di questa specie, più grandi dei maschi come in tutti i casuari, possono sfiorare i 60 kg di peso e i 2 metri d’altezza con il collo ben eretto.

I casuari presentano un ruolo dei sessi invertito, come del resto tutti i ratiti, e al contrario della maggior parte degli uccelli. Le femmine sono più grosse, colorate, e aggressive dei maschi, e a questi ultimi spetta il compito di covare le uova e svezzare la prole. Le femmine depongono da tre a otto uova verdi o blu-verdi nel nido, e il maschio le cova per 50-52 giorni. Le uova sono molto grandi, misurando circa 9×14 cm, più piccole soltanto di quelle di emù e struzzi.
I pulcini sono precoci, e vengono protetti dal maschio per circa 9 mesi. Dopodiché ognuno va per la sua strada.
Eccetto che per l’accoppiamento e la cura della prole, i casuari sono animali solitari e che non si tollerano molto, specialmente le femmine. Ogni uccello ha un territorio di circa 7 chilometri quadrati, che difende con tenacia da altri casuari intrusi. In cattività, se si tenessero due femmine nello stesso recinto, queste finirebbero quasi certamente per uccidersi a vicenda. Dopo aver deposto le uova in un nido, le femmine se ne vanno in cerca di altri maschi con cui accoppiarsi e depongono altre uova nei loro nidi, e non si preoccupano minimimamente nè delle uova nè dei pulcini.
I casuari sono animali onnivori, anche se preferiscono la frutta, e in natura spesso difendono il “loro” albero da frutta da tutti gli altri animali terrestri che volessero approfittarne. I casuari sono estremamente importanti per la biodiversità delle foreste in cui vivono, dal momento che contribuiscono a diffondere i semi dei frutti di cui si nutrono, tramite le feci. Inoltre è stato dimostrato che i semi hanno una miglior germinabilità dopo essere passati dal tratto digerente di questi uccelli. (Ovviamente non vengono digeriti!)
Ma torniamo un attimo alla curiosa struttura cheratinosa (cava ma attraversata da filamenti) che hanno sulla testa. Come accennavo prima, si pensa che possa avere diverse funzioni:
- casco che protegge la testa dalla caduta dagli alberi dei frutti di cui si cibano
- Strumento per spostare la fitta vegetazione durante il passaggio
- Strumento per dissipare l’eccessivo calore dalla testa
- Mezzo di riconoscimento tra individui, specialmente ai fini riproduttivi
- Strumento per produrre, amplificare, e captare i loro richiami, che hanno frequenze estremamente basse, le più basse tra tutti gli uccelli.
Ecco quindi il richiamo del casuario meridionale, quasi al limite degli infrasuoni:
Il loro richiamo a bassa frequenza può viaggiare per chilometri nella boscaglia tropicale, e questo è molto utile, dal momento che i casuari sono uccelli solitari che si tengono alla larga dai loro simili ma che si devono ovviamente ricongiungere per l’accoppiamento.
E veniamo ora a quella che è forse la loro caratteristica più “intimidatoria”: i loro temibili artigli di 12,5 cm. Eccoli:
Quei “pugnali” che hanno alle zampe gli sono valsi il titolo di uccello più pericoloso del mondo. I casuari sono uccelli molto schivi e che normalmente si tengono alla larga dagli umani ma che, se messi alle strette o se si sentono minacciati/infastiditi, possono attaccare sia gli uomini che gli altri animali (come i cani) con una furia inaudita. Vi rincorrono e vi prendono a calci con le loro zampe micidiali. Se cadete a terra potreste essere spacciati. Possono correre fino a 50 km/h e saltare fino a 1,5 metri da terra, raggiungendo collo, petto e pancia. Diversi uomini sono stati attaccati e uccisi dai casuari, spesso in cattività, anche da uccelli che non avevamo mai mostrato segni di aggressività prima del giorno fatidico. Semplicemente, se siete nei paraggi quando hanno la “luna storta” vi faranno passare momenti molto brutti, e possono anche uccidervi, sventrandovi a suon di calci o lacerandovi un’arteria con gli artigli.
Si pensa che i casuari fossero stati addomesticati migliaia di anni prima delle galline. Le popolazioni indigene erano solite tenere i casuari come animali domestici, ma solitamente li liberavano quando iniziavano gli “incidenti”. Consumavano le uova, ma la carne del casuario è dura e stopposa, non molto buona.
In questi due video YouTube si vede benissimo l’estrema ferocia con cui un casuario attacca a calci un uomo che cerca di difendersi con uno scudo appositamente costruito:
Onestamente non vorrei essere nei panni del povero addetto che deve entrare nel suo recinto tutti i giorni per dargli da mangiare, pulirlo, ecc., anche se con uno scudo anti sommossa.
Oppure questi pazzi che si avvicinano ad un casuario selvatico, totalmente ignari del rischio che corrono:
Oppure ancora questi tizi che danno mele ad un casuario:
O questa ragazza che viene inseguita da un casuario curioso, che non sembra aggressivo (ma tutto può succedere…):
La prima morte umana documentata causata da un casuario avvenne il 6 aprile 1926. In Australia, il sedicenne Phillip McClean e suo fratello di 13 anni si imbatterono in un casuario nella loro proprietà e decisero di tentare di ucciderlo colpendolo con dei bastoni. L’uccello prese a calci il ragazzo più giovane, che riuscì a fuggire, mentre suo fratello maggiore riuscì a colpire l’uccello. Tuttavia poi inciampò e cadde a terra. Mentre era a terra, il casuario gli sferrò un calcio al collo, aprendo una ferita di 1,25 cm che potrebbe avergli reciso la vena giugulare. Il ragazzo morì dissanguato poco tempo dopo.
Un’altra morte umana dovuta a un casuario è stata registrata in Florida il 12 aprile 2019. Il proprietario dell’uccello, un uomo di 75 anni che aveva allevato l’animale, sarebbe stato colpito a morte dopo essere caduto a terra.
Uno studio del 2003 su 221 attacchi di casuario documentati ha mostrato che 150 erano stati sferrati contro esseri umani. Il 75% di questi proveniva da casuari che erano stati nutriti da persone. Il 71% delle volte l’uccello aveva inseguito e caricato la vittima e il 15% delle volte l’aveva presa a calci. Degli attacchi, il 73% riguardava uccelli che si aspettavano cibo dagli umani, il 5% difendeva le loro fonti naturali di cibo, il 15% si difendeva dagli attacchi e il 7% difendeva i propri pulcini o le uova.
Anche se tra quei 150 attacchi è stata segnalata solo una morte umana, i casuari sono animali pericolosi e imprevedibili, da cui fareste bene a stare alla larga!
Infine è doveroso precisare che anche se molti animali, come i casuari, sono pericolosi per l’uomo, noi lo siamo molto di più per loro! E dobbiamo proteggerli e salvaguardarli per evitargli l’estinzione, perché ogni specie è ugualmente importante per la biodiversità di questo pianeta.
A presto e grazie della lettura!