Pyrrhocorax è un genere di uccelli passeriformi appartenente alla famiglia dei corvi, e comprende due specie: il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus),
e il gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax):
Il nome scientifico Pyrrhocorax deriva dall’unione delle due parole greche “pyrrhos”, ovvero “rosso fuoco”, e “korax”, ovvero “corvo” in riferimento alla colorazione di zampe e becco del gracchio corallino.
Vediamo quindi la classificazione scientifica:
Aves (uccelli) -> Passeriformes -> Corvidae -> Pyrrhocorax
I due uccelli appartenenti a questo genere sono corvi di medie dimensioni (34-41 cm di lunghezza, 73-90 cm di apertura alare, 150-400 grammi di peso), dall’aspetto un po’ diverso dagli altri corvidi più noti. Infatti, solitamente i corvi presentano una colorazione che non si discosta mai dalla triade nero/grigio/bianco, mentre i gracchi, nonostante abbiano un piumaggio completamente nero, hanno zampe e becco dai colori sgargianti. Entrambe le specie hanno infatti le zampe rosse, mentre il becco è rosso e molto ricurvo verso il basso nel gracchio corallino, giallo e meno ricurvo nel gracchio alpino. Inoltre la prima specie ha anche un becco più lungo della seconda.


Entrambe le specie sono monogame, e le coppie rimangono fedeli per tutta la vita. Vivono in piccoli stormi, essendo uccelli molto sociali e intelligenti, come del resto tutti i corvidi. La loro dieta è molto flessibile, e spesso non disdegnano il cibo spazzatura degli umani. Spesso non hanno nemmeno troppa paura di noi, e in alta montagna è possibile osservarli da distanza ravvicinata, spesso mentre cercano di elemosinare (o rubare) qualcosa da mangiare fuori dalle tavole calde degli impianti sciistici.
Molti addirittura prendono il cibo direttamente dalle mani, come si vede in questo video:
Ma veniamo ora alla caratteristica più peculiare e impressionante dei gracchi, ovvero il loro incredibile adattamento alle alte quote, soprattutto il gracchio alpino. Infatti questa specie è stata osservata mentre seguiva degli alpinisti sull’Himalaya a 8200 metri di quota, probabilmente aspettandosi del cibo da loro (o magari aspettando che facessero una brutta fine per poi depredare i loro cadaveri…). Il gracchio alpino è anche l’uccello che nidifica a più alta quota, con il record verificato di 6500 metri (!!!). Ovviamente, per potersi riprodurre a queste altitudini, dove l’atmosfera è più rarefatta ed estremamente secca, anche le uova mostrano degli adattamenti specifici. Infatti il loro guscio e la membrana sottostante mostrano una maggior permeabilità all’ossigeno e allo stesso tempo una minor permeabilità all’acqua (altrimenti l’uovo si disidraterebbe troppo causando problemi all’embrione).

In volo sono uccelli molto acrobatici, e sembra proprio che si divertano un sacco a risalire le termiche per poi lanciarsi in picchiata ad ali semichiuse. Guardate questo video (qui sono gracchi alpini) e ditemi se non è vero!
Sempre in volo, le due specie sono facilmente distinguibili per la diversa silouette e dimensioni (il gracchio corallino è un po’ più grande di quello alpino). Ecco un disegno che mostra le differenze tra le due specie, sia a terra che in volo:

Ecco invece l’areale di distribuzione delle due specie, entrambe presenti anche in Italia:
In verde, l’areale del gracchio corallino, in giallo quello del gracchio alpino, in arancione la sovrapposizione tra le due specie.
Il richiamo del gracchio aplino è molto diverso da quello degli altri corvi, essendo molto più “cinguettante”, a dispetto del nome di questi uccelli. Ecco il loro richiamo:
Invece il gracchio corallino ha un richiamo più “standard” da corvo, anche se più acuto, simile a quello della taccola (Corvus monedula):
Per concludere, i gracchi sono dei corvi un po’ “speciali” e insoliti, e purtroppo non molto conosciuti ai più, ma sicuramente ben noti a tutti coloro che amano l’alta montagna e lo sci, soprattutto per la loro curiosità, simpatia, e la voglia di divertirsi con incredibili acrobazie in volo!
Grazie Martino, in effetti non li conoscevo. Molto interessanti soprattutto l’adattamento alle alte quote e la spavalda interazione con gli umani. 🙂
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Grazie a te della lettura!😁👍🏻
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Ciao Martino,
in gioventù ebbi la fortuna di crescere una cornacchia caduta dal nido e devo dire che la spavalderia con cui si poneva era veramente unica. Non temeva niente e nessuno: cani, gatti, umani….
Era un piacere osservarla, esprimeva nei suoi comportamenti la gioia di vivere.
Rita
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Eh lo so bene! Ugo!😁
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