L’incredibile storia di Alex, un pappagallo geniale

Alex (1976-2007) era un pappagallo cenerino africano (Psittacus erithacus) facente parte di uno studio comportamentale sull’intelligenza degli animali, in particolare dei pappagalli, condotto dalla dottoressa Irene Pepperberg dell’Università dell’Arizona. Non era certo una novità che i pappagalli fossero animali molto intelligenti, ma Alex ha aiutato la comunità scientifica a capirlo ancora meglio.

Nei 31 anni della sua vita, Alex è riuscito a dimostrare che i pappagalli sono animali sorprendentemente intelligenti, in grado di provare emozioni e di fare ragionamenti complessi. Non solo! Alex aveva un vocabolario di circa 100 parole che era in grado di utilizzare consapevolmente, riuscendo ad associare il suono della parola con il suo significato. Ma Alex non imparò ad utilizzare le parole semplicemente sentendole pronunciare dagli esseri umani, bensì fu sottoposto ad un training specifico, un po’ come quello che si fa (a volte inconsapevolmente) ai neonati per insegnargli le basi della lingua e della comunicazione. Alex veniva trattato alla stregua di un bambino umano, di certo non come un semplice pennuto domestico da gabbia. Un pappagallo che vive perennemente in gabbia e che impara a ripetere i suoni che sente (e quindi anche le parole) non ha alcuna possibilità di imparare veramente il significato delle parole, perché non sono contestualizzate, per lui sono semplicemente suoni.

Alex dimostrò abilità comunicative veramente incredibili e, a detta della dottoressa Pepperberg, dimostrava un’intelligenza e una curiosità paragonabili a quelle di un bambino di 5 anni. La sfera emotiva era paragonabile a quella di un bambino di 2 anni.

Tra le abilità di Alex bisogna citare:

  • la capacità di riconoscere oltre 50 oggetti e di assegnare a ciascuno il proprio nome;
  • la capacità di intervenire nelle conversazioni della Pepperberg con i suoi assistenti e di correggerli nel caso avessero detto delle cose errate;
  • la predisposizione ad offendersi o irritarsi se non gli veniva dato qualcosa che gli era stato promesso;
  • la capacità di distinguere gli oggetti per forme, dimensioni, colore e numero;
  • la capacità di porre delle semplici domande, come quando, guardandosi allo specchio, chiese alla dottoressa di che colore fossero le sue piume. Da quel giorno Alex sapeva di essere grigio. Alex è finora l’unico animale non umano che ha dimostrato la capacità di porre domande, e non solo di fare affermazioni (come invece fanno i primati);
  • la capacità di capire quando era il suo turno per prendere la parola;
  • la capacità di dire alla dottoressa quando era stanco e quando voleva ritornare nella sua gabbia e smettere di fare il training;
  • la capacità di percepire le emozioni umane. Infatti quando vedeva la dottoressa arrabbiata o triste perché non si stava comportando bene lui le chiedeva scusa;
  • la capacità di inventare un nome nuovo per una cosa che non aveva mai visto, unendo due nomi di oggetti che già conosceva e che entrambi avevano caratteristiche in comune col nuovo oggetto;
  • la capacità di comunicare quando era annoiato di un esercizio e che voleva passare ad un nuovo esercizio;
  • la capacità di comprendere il significato dei pronomi “io” e “tu”, che usava correttamente per distinguere sé stesso dagli altri;
  • la capacità di comprendere il significato del numero “zero” come equivalente al significato di “nulla”. Quando gli veniva chiesta la differenza tra due oggetti uguali lui rispondeva infatti “nessuna”;
  • la capacità di utilizzare frasi complesse nel contesto giusto, come quando tutte le sere diceva alla dottoressa “Buona notte, ti voglio bene. Ci vediamo domani”.

Purtroppo Alex morì all’improvviso il 6 settembre 2007 all’età di 31 anni, quando la vita media di un pappagallo cenerino in cattività è di 45 anni. Non oso immaginare la tristezza assoluta che può aver provato la sua addestratrice dopo oltre un trentennio insieme ad Alex. La Pepperberg sostiene che Alex non aveva ancora raggiunto il suo massimo potenziale. Negli ultimi mesi la dottoressa aveva iniziato a insegnargli addirittura a scrivere, associando quindi il suono delle parole non solo al loro significato, ma anche alla rappresentazione grafica di quella parola. Fonte

Il lavoro della dottoressa Pepperberg è stato fondamentale per far capire al mondo quanto anche un animale non umano possa raggiungere un livello emozionale e cognitivo molto vicino al nostro, e sono sicuro che se si facesse un training del genere anche con una gazza o un corvo si otterrebbero risultati simili.

Infine mi rivolgo a tutti quelli che potrebbero pensare al “training” come una specie di tortura da circo: non è assolutamente così!!! Alex era contento di giocare e imparare, e quando era stufo lo diceva chiaramente, nessuno lo obbligava a fare niente. E poi, noi umani abbiamo la scuola dell’obbligo, che è molto più stressante di quello che faceva Alex quotidianamente nel suo training.

Se volete vedere questo mini documentario sulla storia di Alex (in inglese), ve lo consiglio!

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