Sapevi che tra gli uccelli esiste un curioso fenomeno per cui una mamma uccello non ha la minima intenzione di covare le proprie uova e crescere i propri piccoli, preferendo far fare tutto il “lavoro sporco” ad altre mamme uccello?
Il parassitismo di covata (o di cova), che è appunto la deposizione delle proprie uova nel nido di un altro uccello, è una strategia riproduttiva in base alla quale i parassiti impongono il costo dell’allevamento della prole a un altro uccello, l’ospite. Il parassitismo di covata può essere facoltativo, nel caso in cui alcune uova vengono incubate dalla madre biologica e altre vengono deposte in nidi estranei, oppure obbligato, quando la specie parassita ha perso qualunque istinto di cova. Il parassitismo di covata può anche essere intraspecifico, se le uova vengono deposte in altri nidi della stessa specie del parassita, o interspecifico, se tutte le uova vengono deposte nei nidi di altre specie. Il parassitismo di covata interspecifico obbligato si è evoluto almeno 7 volte indipendentemente tra le varie famiglie di uccelli, ma qui da noi i più famosi sono di sicuro i cuculi. Spesso è possibile osservare dei piccoli uccellini che danno da mangiare ad un unico ed enorme pullo di cuculo.
Per il parassita, i benefici includono una maggiore fecondità dovuta ad una maggiore allocazione di risorse per l’accoppiamento e per la produzione di più uova piuttosto che per la difesa e la costruzione dei nidi, la cova e la crescita dei piccoli. Per gli ospiti di uccelli parassiti invece, i costi del parassitismo vanno dalla diminuzione del tasso di crescita dei nidiacei, a causa della competizione con la prole parassita più grande e più competitiva, alla totale perdita della covata dovuta all’abbandono di covate parassitate, l’eliminazione di tutte le uova dell’ospite da parte dei nidiacei parassiti a schiusa precoce o l’uccisione dei piccoli dell’ospite da parte dei piccoli del parassita.
Il pullo parassita presenta un istinto assassino innato! Sembra una cosa molto crudele, ma è così da milioni di anni. Ovviamente il parassita depone un solo uovo per ogni nido ospite, per evitare che i suoi piccoli si uccidano tra di loro.
Guarda tu stesso il killer neonato in azione:
A loro volta però, molti ospiti sono in grado di discriminare ed eliminare le uova o i pulcini estranei sulla base di segnali sensoriali visivi e/o acustici. Ma evidentemente spesso vengono ingannati comunque. Le uova di molti parassiti di covata, infatti, sono molto simili a quelle dei loro ospiti (per ingannarli più facilmente), hanno gusci più duri (per impedire il rigetto mediante rottura) e richiedono tempi di incubazione leggermente più brevi (per garantire un vantaggio di crescita ai nidiacei parassiti).
Riesci a riconoscere l’intruso?
Diverse osservazioni sul campo hanno addirittura osservato una vera e propria mafia degli uccelli parassiti. Infatti questi, prima di deporre il loro uovo, visitano moltissime volte i nidi dei poveri ospiti (pressione psicologica?) e, dopo aver deposto il loro uovo parassita, se i proprietari del nido lo rigettano facendolo cadere dal nido, il genitore parassita arriva e distrugge tutte le uova dell’ospite, come per vendicarsi. Quindi i poveri genitori ospiti, pur di salvaguardare il loro nido, si accollano anche l’uovo adottivo (anche se poi a finire il lavoro ci penserà il pullo parassita…).
Si pensa che le specie parassita e le specie ospite siano estremamente legate dal punto di vista evolutivo, e che il fenomeno del parassitismo di covata è possibile solo grazie ad una sorta di “lag” tra l’evoluzione delle abilità del parassita per ingannare l’ospite e l’evoluzione delle abilità dell’ospite a smascherare il parassita.
A questo punto vi chiederete: ma se un uccello viene svezzato interamente da genitori di un’altra specie, come fa poi a capire con che specie accoppiarsi una volta adulto?
Si è scoperto che piuttosto che fare affidamento esclusivamente sui segnali appresi dai genitori e dai compagni di nido, i parassiti di covata devono utilizzare qualche altro meccanismo per il riconoscimento delle specie al fine di evitare di corteggiare erroneamente gli eterospecifici. Alcuni sembrano fare affidamento su una combinazione di corrispondenza fenotipica autoreferente e un trigger vocale simile a una “password” che sblocca l’apprendimento di segnali specifici della specie al loro primo incontro con un conspecifico. Una tale combinazione di percorsi di sviluppo e meccanismo di riconoscimento può applicarsi ai parassiti di covata più in generale e potrebbe rappresentare un algoritmo comportamentale difficile da evolvere. Infatti a volte questi meccanismi non funzionano, come è stato osservato di recente in uno studio sperimentale in cui maschi di anatre parassite di covata interspecifiche corteggiavano erroneamente femmine della specie ospite invece che della propria!
Il parassitismo intraspecifico, che citavo all’inizio, è invece una strategia evolutiva per permettere alla propria prole di crescere anche qualora il nido primario venisse distrutto, e anche per favorire gli accoppiamenti tra uccelli non consanguinei. A causa di questo è possibile trovare nidi con anche 25-30 uova, e di conseguenza delle madri con trenta pulcini!
Per concludere, a volte la vita trova vie assurde per evolversi e per avere successo nel mondo, anche al costo di non far mai incontrare figli e genitori e di torturare psicologicamente le altre specie. Alla fine, tutta la fatica la fanno i genitori adottivi! Bella la vita, eh??